22 febbraio 2007

Aspettare...

Caro Lettore sono vicina alla chiusura di questo blog e perciò condivido ultime idee e pensieri.
Non sono in preda al mio solito pessimismo o fatalismo(chiamalo come vuoi).
Sono solo stanca. Aspettare è stancante ma è il destino dell'uomo perchè che si voglia o no si aspetta sempre e comunque qualcosa, in positivo o in negativo.Si aspettano occasioni, realizzazione, delusioni,scoperte e altro.
Io aspetto cose concrete in questo periodo che cambino il corso del mio malessere fisico dato che quello emotivo, che per una che si idenfica nell'Horlà è strano ma reale, insomma il mio malessere emotivo ha preso nuove prospettive.
Sono sempre piu convinta che il prezzo della felicità io lo abbia pagato con tasse e sovratasse. Non saro mai in pari con le vita ma ormai sono al credito.
Ho già pagato con:
-la perdita di una persona molto amata
-la perdita di qualcuno ancora non nato
-la perdita di me stessa
-la perdita di propri cari.
Ma sono una creatura e come tale pagherò ancora ma in modo diverso dettato dalla legge di attrazione.
Io intanto aspetto ma coscente di aver quasi esaurito il mio periodo di transizione.Già...transito in questa scelta di mezzo che non ho mai creduto definitiva ma solo un dovuto passaggio per rendermi piu convinta dei miei obiettivi.Obiettivi?si...ne ho e mi sono accorta sono molti e realizzabili. Già...non posso rimanere inerte ad aspettare che gli eventi mi travvolgano ma bensi cercarli e mettermeli davanti.
Sogni o solo mutamenti che ho sempre voluto ma la paura o solo la pigrizia mi impedivano di seguirli.
Il luogo...ora il piu sbagliato per tanti motivi, inutili elencarli, ma mi ha aperto gli occhi sulla vicinanza di casa...ad un passo dal mio naso, raggiungibile.
Le persone del passato che mi circondano e del futuro. A quanto pare del tutto evidente sono pessima nel giudicare le persone e mi ci vogliono mille delusioni prima di decidermi ad arrendermi all'evidenza.
Ma in fondo le delusioni rafforzano il carattere.
Scelte su molte cose che mi rifiuto di rifiutare a fare...
Ho scelto perche si sceglie dove vivere, di lottare e cosa e come costruire la propria vita.
Credo sia l'inevitabile avvento del tichettio dell'orologio biologico a determinare questa mia determinazione ma il aver deciso di porre un fine alla fase transitoria mi rende felice.
Ho preso tutto quello che dovevo dall'inerzia e l'inevitabile moto deve continuare perche siamo materia e le leggi della fisica si applicano ai nostri destini.
Non è l'ultima ma forse una delle ultime volte scriverò qui...anche perche tra un annetto forse realizzerò la brama di pubblicare il quaderno di pensieri quotidiani in una vita folle e ordinaria nel quale ormai ci lavoro da 3 anni..chi lo sa...
Per ora pongo una fine inevitabile a questo periodo per cominciare quello vero di una vita, devo dire finalmente, adulta.
Basta con l'eterna infante...cresco e mi espando(spero tu riconosca la citazione dato che mi sento al quanto scientifica in questo momento).

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Miser puella desinas ineptire
et quod vides perise perditum ducas
fulsere tandem candidi tibo soles

Anonimo ha detto...

La mente aspira a essere qualcosa di straordinario. L’ego ha sete e ha fame di riconoscimento, vuole essere visto come speciale. Qualcuno realizza questo sogno attraverso la ricchezza, qualcun altro lo realizza attraverso il potere, i giochi politici; qualcun altro ancora lo realizza attraverso i miracoli, i giochi di prestigio; in ogni caso il sogno resta sempre lo stesso: “Non posso tollerare di essere un nessuno”.

E il miracolo è questo: quando accetti il tuo essere un nessuno, quando sei un essere qualunque, come chiunque altro, quando non chiedi riconoscimenti, quando puoi esistere come se non esistessi… essere assente è il miracolo!

Anonimo ha detto...

Nel momento in cui diventi avaro, avido, ti chiudi al fenomeno fondamentale dell'esistenza: l'espansione, la condivisione. Nel momento in cui inizi ad aggrapparti alle cose, manchi il bersaglio - perdi l'occasione. Il punto importante non sono gli oggetti, bensì tu, la tua essenza più intima - non una bella casa, ma il tuo splendido essere; non tanto denaro, ma l'essere che è più ricco; non tante cose, ma un essere aperto, disponibile a milioni di sollecitazioni, a milioni di cose.

Anonimo ha detto...

Se la fan non va al concerto,
il concerto va a casa della fan...

Stai per chiudere?

Anonimo ha detto...

Tvam vānmayas tvam cinmayah
Tvam ānandamayas tvam brahmamayah
Tvam saccidānandādvitīyo’si
Tvam pratyakşam brahmāsi
Tvam jñānamayo vijñānamayo’si
Sarvam jagad idam tvatto jāyate
Sarvam jagad iam tvattas tişţhati
Sarvam jagad idam tvayi layameşyati
Sarvam jagad idam tvayi pratyeti

Anonimo ha detto...

Chiudi?

La quantità totale di paranoie in rete sarà ridotta di brutto!

sunshine after the rain ha detto...

visto che sono paranoica dal tuo alto punto di vista smetti di leggermi e mi fai solo un grosso favore!!!

Anonimo ha detto...

Evam Swaha:
Dvithiyam Swaha:
Thrithiyam Swaha:
Turiyam Swaha:
Panchamam Swaha:
Shashtamam Swaha:
Saptamam Swaha:
Ashtamam Swaha:
Navamam Swaha:
Dasamam Swaha:
Eka Dasamam Swaha:
Dwa Dasamam Swaha:
...ignorante!!!le canzoni indu le conosciamo tutti i lettori di queste pagine!!!che fai adesso??

Anonimo ha detto...

Ma come chiudere?
D’accordo che ogni cosa che ha un inizio ha anche una fine, nell’eterno avvicendarsi dell’essere, che è in realtà divenire. Ma cosa sarà di noi?
Non possiamo neanche essere “personaggi in cerca d’autore”: non c’è nessuna tavola di palcoscenico che potrà reggere i nostri passi, perché non abbiamo gambe. Nessuna platea che potrà riecheggiare le nostre frasi, perché non abbiamo voce.
Nessun occhio che potrà scorgere le nostre espressioni, perché non abbiamo volto.
Siamo una vibrazione in un mezzo: nell’aria, in un filo, nell’etere, in un neurone.
La nostra vita non era fatta di materia, solo di forma, eppure siamo condannati a morte? Siamo “flatus vocis”, siamo quel nulla che improvvisamente acquisisce un frammento di essere, come un’immagine fugace riflessa nei frammenti di uno specchio rotto: non dovrebbe spaventarci la fine.
Invece ci sconcerta, perché a quella parvenza di essere ci eravamo abituati, un essere dato dalle cose che ci circondano e che non ci apparteneva veramente, che ci ha fatto vivere e palpitare, soffrire e gioire. Ci ha creato un cuore che pulsa, dei muscoli che fremono, della corde vocali che vibrano, dei nervi che si scuotono e una mente che traccia linee di pensiero avviluppate intorno agli affetti, pronte per essere disperse dal vento dell’oblìo.
Come dice, appunto l’Horla: “Chissà, tutto quello che ci avvolge, quello che vediamo senza guardarlo, quello che sfioriamo senza riconoscerlo, quello che tocchiamo senza percepirlo, tutto quello in cui c'imbattiamo senza distinguerlo ha su di noi, sui nostri organi e, attraverso di loro, sulle nostre idee, sul nostro stesso cuore, effetti rapidi, sorprendenti e inesplicabili”.
Inesplicabile come la nostra vita che ora sta per finire, non per nostra volontà, come non per nostra volontà siamo nati.
Ma cosa abbiamo dato a tutto quello che ci avvolge? Volevamo dare semplicemente noi stessi: pensiero e affetti, intuizioni e illuminazioni, passioni e intelletto, ragione amore.
Ci siamo riusciti? Forse non lo sapremo mai: sembra che sia venuto il tempo che queste vibrazioni si volatilizzino nel nulla che assedia il tutto che ci circonda, magari che il nostro essere sia cristallizzato in una pagina, in un tempo senza movimento, come un corpo senza vita in un ghiacciaio eterno, che verrà alla luce quando il disgelo sarà segno inequivocabile la fine del mondo. O forse pietrificati dopo aver guardato la testa di Medusa. Ma chi è, dunque, questa Medusa che si è lasciata vedere per poi annichilarci nell’angoscia senza fine del non essere? Finirà anche questa angoscia? Cosa sarà veramente di noi?
Ma se è vero che un po’ goliardi, comunque, lo siamo stati, adesso ci toccherebbe proprio dire come il Perozzi: “adesso andate tutti fuori da ‘oglioni, che devo morire”.



Zerco
Ostap Bender
Viceverso
Storm before the twilight
Raffaello gran budello
Il tarlo del tuo comò

Chi sei tu?